L’Ecomuseo del paesaggio lomellino, con il patrocinio di Gal Lomellina e Camera di commercio di Pavia, presenta il progetto “Scrivùma di-vérs” nato da un’idea del centro culturale “Tantoper Felice Garavelli” di Suardi, presieduto da Massimo De Marchi. Venti poeti provenienti da ogni parte della Lomellina hanno recitato davanti alla telecamera del cameraman Raffaele Marangoni, con commento musicale del maestro Gianni Gastaldo di San Giorgio.
Il dvd è disponibile a Suardi, richiedendolo a “Tantoper”, o a Ferrera Erbognone, nella sede dell’Ecomuseo.
I poeti che hanno aderito sono Valerio Bergamini, Giuseppe Berri, Giorgio Bottigella, Pinuccia Buttè, Maria Luisa Casè, Massimo De Marchi, Carlo Ferraris, Angela Fullone, Gianmario Ganzi, Daniele Guglielminetti, Adriana Montemartini, Felice Martinotti, Giovanni Moda, Angela Montobbio, Giacomo Nai, Raffaele Parenti, Alba Silva, Elena Tacchini ed Ezio Tambuzzi.
Nel dvd ogni poeta è introdotto dagli esperti di dialetto Maria Forni e Umberto De Agostino, mentre Giovanni Fassina, presidente dell’Ecomuseo, presenta l’opera nel suo complesso.
Scrivere poesie è un’attività che richiede non solo una naturale inclinazione e passione, ma anche dedizione costanza, amore per l’osservazione di ciò che ci circonda. Scrivere poesie è il desiderio di raccontare quel che succede e quello che è successo. La poesia in vernacolo è, inoltre, il voler lasciare traccia della cultura del luogo, del dialetto, del modo di esprimersi di un popolo.
Ritengo questo sia un documento storico interessante, poiché rimarranno indelebili gli accenti, le parlate, le sonorità, nelle loro svariate sfumature, di questo nostro amato dialetto lomellino.
L’attività del nostro gruppo si è data e mantenuto questo impegno, soprattutto per mantenere viva la memoria del prof. Felice Garavelli, che, oltre a essere stato cofondatore e presidente dell’associazione, era fra le altre cose un cultore del dialetto lomellino.
Il presidente del centro culturale artistico “Tantoper Felice Garavelli”
Massimo De Marchi
Dalla nascita dell’Ecomuseo del paesaggio lomellino, l’idea di realizzare un “documento acustico” che potesse rimanere a testimoniare aspetti importanti del nostro passato, mi ha sempre affascinato. Nell’attuale quotidiano, in cui la lingua subisce, irrimediabilmente, la legge dell’abbreviazione, della velocità, della globalizzazione comunicativa, tornare a questo proposito, certamente, è un segnale che va ben oltre il suo già apprezzabile significato documentario. È un cameo d’attenzione e di sensibilità verso il dialetto, ma, direi, ancor più profondo: verso il nostro “essere stati”. I fonemi dialettali, quasi illeggibili sui testi fondamentali che fortunatamente non difettano nella nostra “biblioteca del tempo passato”, diventano voce, diventano espressione da leggere sui volti di chi li declama, in una parola: diventano vita. E di questo, oggi soprattutto, abbiamo necessità, forse a molti livelli inconsapevole, perché distratti dalla frenesia che ci costringe a soffermarci poco su tutto, a riflettere mentre, contemporaneamente, leggiamo, parliamo, facciamo altro. La calma, la lentezza, l’ovattato suono della campagna che, sempre, ci trasmettono i versi dialettali, rispettano e valorizzano, con pochi, poveri, motti, la semplicità del tempo andato; emergono con evidente contrasto dal colore e dal belletto odierno, dove tutto deve rilucere, urlare, fare sensazione per coprire il poco che sta dietro. Ecco, dunque, un’idea grande: riportare all’attenzione, come rimbrotto del tempo, la voce, messa in versi, che riporta ai valori più forti, proprio perché sommessi, sfumati. Questa iniziativa dell’Ecomuseo, curata con grande passione dall’associazione “Tanto per”, sia l’inizio di una serie spero lunga di realizzazioni che possano indurre, oltre che farci apprezzare la bellezza dei versi e il suono del dialetto, a riflessioni più attente, creando i necessari spazi di “sosta” a margine della corsa di questo nostro vivere. E il nostro Ecomuseo perseveri, con la stessa capacità e professionalità sulla ottima strada intrapresa, per divenire, ancora di più, il “luogo” di una immaterialità che oggi, sempre più, ci è indispensabile per bilanciare il complicato vivere del 2000 con le “chicche” ritrovate e, ancora una volta raccontate, dalla viva voce lomellina, del nostro fondamentale “ieri”.
Giorgio Guardamagna
Presidente del Gruppo azione locale Lomellina