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EVENTI ANNUALI
- Sagra patronale (Ss. Pietro e Paolo): giugno
CENNI STORICI
L’etimologia del toponimo “Valeggio” è incerta. Secondo lo storico ottocentesco Goffredo Casalis il nome deriverebbe da “vallicium”, cioè piccola valle. Secondo lo storico Portaluppi, il nome Valigium affonderebbe le radici nell’epoca longobarda: un’ipotesi, che si avvicina molto alla leggenda popolare, parla di Via Regia, l’antica strada romana che la regina Teodolinda percorse nel 590 con lo sposo Agilulfo, duca di Torino e poi re dei Longobardi. In epoca medievale Valeggio era un luogo ambìto da principi e signori, che vi soggiornavano per cacciare; alcuni storici segnalano la presenza a Valeggio dell’imperatore Carlo V e del re di Francia, Francesco I. Il paese era conosciuto nell’alto Medioevo per la rocca, una torre della quale riporta l’iscrizione “Ambrosius Majnoni fecit opus an. 703”. È una precisa testimonianza dell’importanza rivestita dall’abitato di Valeggio già a partire dall’alto Medioevo.
Per arrivare ai primi fatti storici in cui è citato il toponimo bisogna arrivare al 1214, quando la Lomellina divenne terra di conquista vagheggiata da milanesi e pavesi. In quell’anno i milanesi espugnarono Vigevano dilagando poi in Lomellina: fra i paesi saccheggiati figurava anche Valeggio, accanto a Candia, Cozzo e Breme. Nel 1288 il borgo fu donato da Ruggero Milano all’abate del monastero di San Salvatore di Pavia.
Sembra che nel XIII e XIV secolo i diritti feudali sul paese fossero esercitati dagli Strada, dai Sannazzaro e dai Malaspina. Nel 1434 il duca Filippo Maria Visconti diede in feudo il paese ad Andrea Birago. Alla fine del XV secolo divennero proprietari del feudo Pietro Birago e la famiglia Albanesi. Dai Birago nel 1556 il feudo fu trasferito a Giovanni Arcimboldi, famiglia aristocratica che esercitò la sua autorità sino al 1675. Il feudo fu poi trasmesso a Pietro Quintano Pietrasanta, questore di Milano, che nel settembre del 1726 lo alienò a Giovanni Francesco de’ Cardenas. Nel 1731 le truppe spagnole giunsero a Valeggio e distrussero il castello, mentre nel 1796 l’armata austriaca sconfitta da Napoleone a Millesimo e a Montenotte riparava in Lombardia entrando nell’abitato di Valeggio.
Fra l’Ottocento e il Novecento il paese e il castello passarono sotto le famiglie Busca, Sormani e Laugier.
La struttura del castello, di chiaro carattere difensivo, non presenta la solita pianta quadrangolare, bensì genericamente trapezoidale, con la base maggiore rivolta a oriente e la base minore a occidente. Singolare anche l’elevato numero di torri (otto), distribuite lungo il perimetro esterno in modo asimmetrico. Con tutta probabilità, il castello si è venuto formando in epoche successive. L’origine dell’abitato di Valeggio è antichissima: ne è una testimonianza la necropoli rinvenuta nel maggio 1977 nelle campagne attorno alla cascina Tessera. La scoperta rivela che il luogo era abitato già nella media e tarda età del Bronzo (periodo la Téne): sono venute alla luce 207 tombe che coprono un arco di tempo che arriva fino all’età dei Flavi.
La chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo fu costruita nel XV secolo e ampliata nel XVIII. Durante i lavori di restauro del 1951 furono rinvenuti affreschi del XV secolo di ottima fattura (a sinistra dell’altare maggiore). Il campanile medioevale, nella sua parte superiore, fu abbattuto dal fulmine nel 1954 e ricostruito senza più l’antica finitura artistica. A Valeggio esisteva anche un antico convento, abitato da frati, in località Val Madonna. Da segnalare altre due chiese presenti nel territorio comunale: San Paolo (nominata nel 1318 e demolita nel 1576) e Santa Croce (situata verso Ottobiano). Del XVI secolo è la statua lignea della Beata Vergine del Carmelo, conservata nella chiesa parrocchiale.
Lo stemma di Valeggio è d’azzurro alla torre cintata d’oro, con il capo d’oro, al lupo passante d’azzurro. La torre cintata ricorda che Valeggio ricorda che Valeggio, meta di vari principi d’Italia che qui convenivano per le cacce, era difeso da un forte castello che aveva nell’interno un’altissima torre, mentre il lupo d’azzurro nel capo d’oro ricorda la famiglia Cardenas, feudataria del luogo fin dal 1726, che ha nel proprio stemma due lupi passanti d’azzurro.