Lomellina medievale, un libro fra Lomellina e Liguria in 3.000 anni di storia

con Nessun commento

Questo libro è un cerchio che parte dai liguri e si chiude con i liguri.

Dunque, perché il titolo è Lomellina medievale e non Liguria medievale? Perché la Lomellina preromana, prima che le legioni conquistassero la ferace terra fra Po, Ticino e Sesia, era abitata da una tribù ligure denominata Levi.

Questo il filo rosso che lega il capo e la fine di una pubblicazione in cui scorrono figure maestose come la regina longobarda Teodolinda, Carlo Magno, i marchesi d’Ivrea e i conti del Sacro Palazzo di Pavia e di Lomello, Federico Barbarossa e i dogi della Repubblica di Genova. Poi ci sono le figure religiose capaci di fondare ordini monastici che, per secoli, hanno rappresentato autorevoli e ricchissimi centri di potere in tutto il Nordovest e oltre.

Stiamo parlando di Gaudenzio di Novara, che nei primi anni del cristianesimo fonda due cappelle nella campagna di Mortara: ne rimarrà solo una, l’abbazia di Sant’Albino, lungo la Via Francigena, dall’VIII secolo vincolata alla leggenda dei paladini carolingi Amico e Amelio.

Stiamo parlando di Donniverto, che nel X secolo sarà l’ultimo abate della Novalesa e primo dell’abbazia di San Pietro a Breme (Ordine Bremetense), e del benestante Adamo di Mortara, che alla fine dell’XI secolo, fonderà l’abbazia di Santa Croce (Ordine Mortariense). Entrambe arriveranno a primeggiare entro i confini del Sacro Romano Impero, con un preciso e duraturo legame con Genova e il Levante ligure, in cui soprattutto gli abati di Santa Croce arriveranno a controllare molte tessere del mosaico fra la Lomellina, Pavia, il Piemonte e l’Emilia, oltre appunto alla Liguria.

Sotto l’aspetto politico, fra il IX e il X secolo si delineano i contorni di un territorio consapevole di aver raggiunto una chiara identità: la Lomellina non è più un’espressione geografica. La contea di Lomello, inserita nella Marca d’Ivrea, si scontrerà più volte con Pavia, antica capitale longobarda e dal 1024 libero Comune.

E non può essere un caso che, nei primissimi anni dell’XI secolo, Gandolfo, esponente della famiglia dei conti di Lomello, abbia cercato fortuna proprio nella città che nel 1358 Petrarca definirà la Superba. Diventerà il genero dell’ammiraglio Embrìaco, ricordato come il principale ispiratore della conquista di Gerusalemme nel 1099.

Sarà questo Gandolfo il capostipite della famiglia patrizia dei Lomellini, stanziatasi dapprima a Pegli e poi a Genova. Strettamente legata ai Doria, avrà per vari secoli il monopolio della fiorente pesca del corallo nell’isola tunisina di Tabarca e i loro marinai e pescatori daranno vita alla cultura tabarchina, sviluppatasi fino a oggi grazie alle comunità di San Pietro e di San Antioco, nella Sardegna sudoccidentale. Credo che sia un raro e straordinario esempio di orgoglioso attaccamento alle radici linguistiche e di usi e costumi lungo i secoli, con il comun denominatore del mare.

E qui il cerchio del libro si chiude: gli insediamenti dei pescatori liguri in Sardegna furono patrocinati da Carlo Emanuele III, re di Sardegna, la cui autorità, dal 1707, si estendeva anche sulla Provincia di Lomellina, con capoluogo Mortara.

Questo libro è stato finanziato da

* Ecomuseo del paesaggio lomellino
* Comune di Lomello
* Media Lomellina srl – L’Informatore Lomellino
* Associazione Produttori cipolla rossa De.Co. di Breme

Queste le presentazioni

  1. Mercoledì 4 dicembre, ore 17, biblioteca civica “Francesco Pezza”, Mortara
  2. Sabato 7 dicembre, ore 17.30, libreria “Le mille e una pagina”, Mortara
  3. Sabato 14 dicembre, ore 11, palazzo Strada, Ferrera Erbognone
  4. Giovedì 19 dicembre, ore 19, Rotary Club Cairoli, Sforzesca di Vigevano
  5. Venerdì 24 gennaio, ore 21, ex chiesa di San Rocco, Lomello
  6. Domenica 9 marzo, ore 15.30, ex abbazia benedettina di San Pietro, Breme
  7. Sabato 15 marzo, ore 16.30, Spazio aperto di via dell’Arco, Santa Margherita Ligure