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CENNI STORICI
Le origini dell’abitato di Galliavola paiono posteriori al più antico piccolo comune di Grumello, di origine celtica. Il borgo sorgeva lungo la strada tra Lomello e Galliavola. Verso il 1213 il borgo fu distrutto dai milanesi, nel 1726 era ridotto a un cascinale e nel 1925 era scomparso. Dai ritrovamenti di molte rovine per un lungo tratto tra Grumello e Galliavola sembra che anticamente i due centri, in seguito distinti, fossero un solo corpo.
Signori di questa terra erano i Grumelli. Il capitano Galeazzo Grumelli lasciò con testamento rogato Ottaviano de’ Nobili il 21 maggio 1527 un legato alla chiesa di San Lorenzo di Galliavola consistente nella cascina del Sabbionino, verso il torrente Agogna. Il documento è conservato nell’archivio parrocchiale e dimostra che la cura delle anime era già eretta stabilmente presso la chiesa di San Lorenzo in Galliaula. Le ultime tracce della famiglia, abitante nel casolare detto di Grumello, risalgono al XVIII secolo.
Il Portalupi riporta la tradizione secondo cui il nome di Galliavola derivi da “Gallorum aula” o “Galli aula” ricordando un’antica iscrizione, già perduta ai suoi tempi, che ritrovava nel castello che recava: «Gallorum aula fuit, quae nunc Galli aula vocatur». A confermare questa singolare etimologia, scrive: «Appresso i mentovati padri (i Gesuiti di Brera, tenutari del castello fino al 1773, nda) conservansi una memorabile scrittura, la quale attesta avere in Galliavola soggiornato colla sua corte un re di Francia; da qual soggiorno derivassi poi a questa terra la novella appellazione di Galliavola. E più avanti afferma: sulla adunque scorta delle antiche storie, sembra certamente stato essere questi Pipino, appellato il Corto; del quale egli è noto, che in codeste parti dimorò per lo spazio di quattro mesi: allora quando, a fine di proteggere il Sommo Pontefice, Stefano terzo, contra Astolfo, re Longobardo, calato la seconda volta risolutamente in Italia, ordinò, che in Pavia fosse assediato: riducendolo a tali strettezze, che poté obbligarlo a sottoscrivere condizioni e patti favorevoli alla Santa Sede, del cui dominio una assai ragguardevole porzione s’aveva ingiustamente usurpata».
I fatti descritti si collocano nell’anno 754.
Non possiamo verificare il dato documentario, ma solo confermare l’opportunità per un accampamento militare del luogo di Galliavola, situato a pochi chilometri dal borgo fortificato di Lomello e sulla strada per Pavia. Di diverso parere sembrano Jacopo Duranti e Giuseppe Robolini. Parlando della regione Alliana tra il Ticino e il Po, citata da Plinio il Giovane, essi collegano il toponimo Gallia ed estensivamente Galliavola alla località Hallia, situata nei pressi di Lomello. Di questa grafia sono testimonianza due preziosi documenti pergamenacei dell’846 e del 906, conservati fino al 1773 nel castello di Galliavola.
Comunque sia, si può concludere con alcuni punti fermi: l’origine dell’abitato è da ricondurre al borgo di Grumello, la cui antichità può essere arguita dal toponimo di derivazione celtica. Non si può fissare l’inizio di una cura d’anime stabile se non dopo il 1259. La chiesa non era però in paese, ma fuori, se è detta San Lorenzo de campis. Probabilmente si trovava dove ora sorge la chiesa parrocchiale. Pertanto proprio in quel periodo ebbe a concludersi il generale fenomeno dell’incastellamento, per cui gli abitanti di Grumello ebbero a stanziarsi attorno al castello o ricetto, soprannominato Galli Aula nelle cui vicinanze era appunto la chiesa di San Lorenzo. In questa località si formò il nuovo abitato, decretando il decadimento di Grumello come comune autonomo.
Negli Statuta Stratarum di Pavia del 1452, si legge, nella Squadra di Lumelina, “Galliavola”.
Galliavola era inclusa nell’elenco delle terre del Principato di Pavia, censite per fini fiscali da Ambrogio Opizzone, come appartenente alla Lomellina.
Nella relazione del 1° novembre 1707 dell’Intendente generale Fontana, incaricato di censire i comuni della Lomellina dal duca di Savoia, Galliavola conta 603 anime (il numero considera anche gli abitanti di Grumello e Schivanoja che appaiono entrambi come cascine separate): il suo principale feudatario è il Collegio di Santa Maria di Brera della Compagnia di Gesù in Milano. Il territorio è suddiviso in 1.300 pertiche per l’Estimo civile, 3.080 per quello Rurale, 1.850 per quello ecclesiastico, immune.
Il Comune, nella compartimentazione territoriale sabauda del 1723, fa parte della provincia Lomellina e dipende dalla prefettura di Mortara. In seguito al nuovo censimento delle province del 1775 il Comune è confermato, con Schivanoja, alla Lumellina .
Nella compartimentazione territoriale del 28 aprile 1806 Galliavola ricade sotto il dominio napoleonico, nel dipartimento dell’Agogna, distretto di Vigevano, cantone quarto di Mede, come comune di terza classe con il toponimo di Galliavola, unito a Schivanoja, Grumello e Gallia, con popolazione di 903 abitanti. Dal 1816 al 1859 Galliavola è comune del mandamento di Pieve del Cairo, appartiene alla diocesi di Vigevano, divisione di Novara. Nella compartimentazione territoriale del 23 ottobre 1859, appartiene al circondario terzo di Lomellina, mandamento ottavo di Pieve del Cairo e ha una popolazione di 738 abitanti.
Con l’Unità, Galliavola e la Lomellina sono unite alla Lombardia attraverso la formazione della Provincia di Pavia.
Popolazione residente (fra parentesi anno del censimento)
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603 (1707)
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903 (1806)
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738 (1859)
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859 (1871)
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901 (1881)
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924 (1901)
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750 (1921)
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657 (1951)
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327 (1971)
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232 (2002)
Il castello
Dimora signorile costruita a scopo di difesa contro le scorrerie di epoche lontane. L’edificio, attribuibile al XIV secolo, è comunque un rimaneggiamento di un altro preesistente.
Il castello e i terreni circostanti erano sede del noviziato dei Gesuiti della provincia di Milano per i mesi estivi, in cui i giovani residenti nel Collegio di Brera venivano a passare le vacanze. Il castello possedeva un oratorio privato dedicato a San Pietro. Le strutture murarie attuali del complesso risalgono al secolo XVII, quando i Gesuiti dettero al castello e agli edifici rustici annessi l’aspetto di tranquilla residenza padronale di campagna. L’aspetto massiccio, brani di muratura, le torri pur mozzate e mascherate dagli intonaci rivelano l’antico maniero, che univa all’uso residenziale l’esigenza di fortificazione. Molti di questi beni furono poi acquistati dai nobili milanesi Greppi. Sia l’edificio sia le vaste proprietà fondiarie annesse furono devolute alla Santa Sede in seguito alla morte del nobile milanese Fabio Ponti, avvenuta nel 1967.
Le chiese
Non abbiamo alcuna notizia certa sull’origine dell’edificio primitivo della chiesa di San Lorenzo. La chiesa demolita nel 1833 non era forse la primitiva, ma un suo ampliamento. Si presume che la vecchia fabbrica dovesse risalire agli inizi del XVI secolo. L’attuale edificio presenta l’aspetto dell’ultimo rifacimento, iniziato nel 1834.
Di particolare interesse è la chiesa della Beata Vergine Addolorata allo Zerbaiolo, annessa al cimitero, edificata nel 1100 circa. Si trattava di un ospizio o di un convento minore dei Padri Serviti. L’aspetto attuale fu dato nel XV secolo, quando furono rinnovati l’abside e il presbiterio. Dalla visita pastorale del 1576 si apprende che ancora esisteva il monastero dello Zerbaiolo, casa abbastanza comoda e dotata di 150 pertiche di terra coltivata a vite, ma che era abbandonato dai due frati Serviti che lo dovevano abitare.
Il toponimo richiama la natura del terreno presso il torrente Agogna, un tempo poco sfruttato per l’agricoltura.