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EVENTI ANNUALI
- Carnevale burgundo: ultima domenica di carnevale
- Concorso lirico internazionale “Giannino Zecca”: maggio
- Serate musicali a palazzo Pollone: maggio-giugno
- Sagra del riso: terzo fine settimana di giugno
- Sagra degli gnocchi: 28 luglio
- Settembre Sannazzarese: rassegna di arte, sport, spettacoli, fiere, mercatini antiquariato e collezionismo – Sagra la terza domenica di settembre
- Natalefesta – shopping e animazione per le strade: dicembre
CENNI STORICI
«La più bella veduta della Lomellina»: così definiva Sannazzaro Goffredo Casalis nel suo Dizionario storico geografico degli Stati Sardi (Torino, 1847). Non è elogio da poco per un paese di questa zona, collocata tra Lombardia e Piemonte e caratterizzata da una pianura uniforme, ritmata dai riquadri delle risaie e interrotta solo dai filari di pioppi. A giustificare la poetica definizione sta però il fatto che l’abitato sorge su un terrazzo alluvionale formato dal Po, quindi in posizione quasi arroccata.
Il toponimo è stato oggetto di dibattute controversie fra molti studiosi. Secondo alcuni il borgo si chiamò Sannazzaro in omaggio al martire milanese Nazarius, che nel I secolo fu evangelizzatore dell’Italia del Nord con il discepolo Celsus. La parrocchiale tardomedievale è dedicata a Nazzaro e Celso e custodisce le loro reliquie.
Secondo un’altra ipotesi il toponimo potrebbe arrivare dal nome della nobile famiglia dei “de Sancto Nazario”, che compare in documenti pavesi dal XII al XIV secolo. Alcuni, poi, fanno provenire i Sannazzaro dai Salazar spagnoli, giunti in Italia al seguito degli aragonesi (cui appartenne anche il grande poeta napoletano Jacopo Sannazzaro).
Altrettanto controversa è l’origine della denominazione “de’ Burgondi” o “de’ Burgundi”. La dizione completa del toponimo compare molto tardi, nel Cinquecento inoltrato, ed è ufficializzata da un decreto reale del 1863: fino a quel momento su carte, mappe, atti, compare indifferentemente Sancto Nazario, S. Nazaro, San Nazzaro de Lumellina, San Nazaro de Pavia. La specificazione de’ Burgondi si ritrova per la prima volta in un atto notarile con riferimento alla famiglia dei Bergondi (Bergondiis, Bergundiorum), che esisteva già nel XII secolo a Pavia e che a partire dal XIV secolo acquisì possedimenti in Lomellina. Di recente, Giuseppe Sannazzaro, discendente dell’omonima famiglia originaria del paese e appassionato di storia medioevale, ha avuto modo di precisare che la famiglia “di Sannazzaro” (o de Sancto Nazario) originaria di Sannazzaro possedeva ampi beni nel territorio già nel secolo X.
Nel Medioevo, dato che i Sannazzaro diventarono molto numerosi (non esistendo il maggiorascato, le proprietà si spezzettarono molto e molto presto), i vari rami presero a identificarsi o dal nome del patronimico (cioè fondatore del ramo) o dal nome del feudo di riferimento. Si crearono quindi i Sannazzaro de Burgondi, perché discendenti da Burgundio (o Burgondo), ramo principale rimasto a Sannazzaro, ma impoveritosi presto; i Sannazzaro de Glaroli, perché proprietari del feudo di Glarolis (attuale Giarole); i Sannazzaro della Ripa nell’Oltrepò pavese, i Sannazzaro de Marazzi e molti altri. Secondo lo studioso, dunque, la diceria che la famiglia Sannazzaro fosse imparentata o discendente dei Salazar è assolutamente non vera. I Sannazzaro erano attestati in zona, come detto, dal X secolo, periodo in cui non c’erano in Italia famiglie di origine spagnola.
Ma al di là delle diatribe degli studiosi, occorre sottolineare come la tradizione popolare abbia sempre in qualche modo ricollegato quel “de’ Burgundi” all’omonima popolazione germanica che nel VI secolo si insediò nella regione del Giura scendendo poi in Italia. Nessuna prova storica né reperti archeologici confermano l’eroica impresa di Epifanio, ma è certo che essa ha affascinato i sannazzaresi e ancor oggi non manca di suggestionarli: ed ecco il “Burgundo”, maschera popolare che anima ancor oggi il Carnevale locale.
Nel 1466 il borgo divenne feudo dei Malaspina, con le pertinenze di Ferrera, Pieve Albignola e Alagna. I marchesi ne sarebbero rimasti proprietari fino al 1835, a eccezione di una parentesi di pochi decenni in cui il feudo andò ai Campofregoso (1473-1520). L’ultimo erede dei Malaspina sarà Luigi, illustre studioso e appassionato collezionista, sepolto nella chiesa della Fontana. Sannazzaro, come la Lomellina, era nell’orbita dei Visconti e poi degli Sforza, passando nel Cinquecento prima ai francesi e poi agli spagnoli. Da allora diverrà un presidio militare: le soldatesche spagnole erano alloggiate nel castello Incisa, dominante la “costa”, cioè lo strapiombo sulla valle del Po. Il rione attorno al castello è ancor oggi chiamato Quartiere, a ricordo degli acquartieramenti prima spagnoli e poi, via via, della cavalleria piemontese, delle truppe napoleoniche e dei distaccamenti austriaci. L’epoca della dominazione spagnola significò anche qui, come in tutta la Lombardia, depressione economica e involuzione civile.
Il passaggio ai Savoia, nel 1706, aprì un periodo di relativa prosperità che durò per tutto il Settecento e che è in gran parte attribuibile alle riforme promosse dai nuovi re. Furono costruiti la porta d’ingresso al borgo (il cosiddetto Portone) e il santuario della Madonna della Fontana, entrambi a ricordo della terribile inondazione del Po del 1705. Nel 1723 fu tracciato lo stradone che li collegava, su cui nel 1796 sorse la stazione di posta dei cavalli; sempre nella prima metà del secolo fu eretto Palazzo Pollone. La popolazione raggiunse le 3.000 unità, mentre si svilupparono le attività manifatturiere e artigianali; oltre al mercato del sabato, hanno luogo nel paese due fiere annuali di bestiame. Punto d’accesso all’abitato è pure il piccolo Ponte San Pietro sulla roggia Erbognetta.
Su disegno del marchese Malaspina è eretta la chiesa di San Bernardino: sempre nel Settecento si costruiscono i più importanti palazzi nobiliari: Antona Traversi ora Allevi, Pollini, Cardoli, Bigli poi Cordera.
Fra Settecento e Ottocento la località subì le stesse vicende del resto della Lomellina: conquistata da Napoleone poi ritornata ai Savoia. Nell’Ottocento Sannazzaro mantenne le sue caratteristiche di centro agricolo.
Gli anni della formazione del Regno d’Italia coincidono con la costruzione della linea ferroviaria Alessandria-Pavia, inaugurata nel 1862. Poco prima, nel 1860, era stato edificato per volere di Giovanni Antona Traversi, come dono alla moglie, donna Claudia, il tuttora esistente asilo infantile, esemplato su modelli di istituzioni educative d’Oltralpe. Nel 1890 sorsero le scuole elementari e nel 1939 il palazzo comunale. Il tessuto urbano andò mutando, con un allargamento del centro, la costruzione di opere pubbliche, di fabbriche e attività artigianali. Ma il momento di maggior crescita e trasformazione risale indubbiamente agli anni Sessanta del secolo scorso, a seguito dell’insediamento del grande complesso petrolchimico del gruppo Eni (raffineria di petrolio).
Il 18 dicembre 2011, su conforme relazione del ministro dell’Interno, con decreto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è stato conferito a Sannazzaro de’ Burgondi il titolo onorifico di città.