Il rischio di una seconda stagione siccitosa per le risaie di Lomellina e Pavese è dietro l’angolo. E Alberto Lasagna, direttore di Confagricoltura Pavia, torna a lanciare un grido di dolore a nome del settore agricolo: «Serve il coraggio delle scelte, anche drastiche e impopolari, ma si vede solo la miopia del presente». Da più parti è stato confermato che gli invasi a beneficio delle campagne non sarebbero attuabili prima di qualche anno: il risultato è la prossima diminuzione pari a 8mila ettari delle superfici a risaia, secondo il sondaggio dell’Ente nazionale risi. «Pensare di risolvere il problema siccità con il piano laghetti – sostiene Lasagna – è solo intralcio culturale alla risoluzione dei problemi veri: lo dicono i numeri della capacità di invaso. Serve un cambio totale di paradigma del modello gestionale, serve una semplificazione procedurale e serve usare l’acqua almeno dieci mesi l’anno con la pratica delle sommersioni invernali. Lo si dice da un anno con proposte concrete, ma pochi atti concreti sono seguiti».
E la risicoltura di Lomellina e Pavese, prima in Europa con più di 81mila ettari, torna a tremare. Lasagna propone soluzioni a breve e medio termine. «Serve gestire in modo unitario dighe, laghi e falda – prosegue – Questa è la sola possibilità per gestire non qualche milione, ma miliardi di metri cubi di acqua rallentandone il deflusso consapevoli che, se continua a non piovere e nevicare, la situazione sarà complessa. Abbiamo ancora un mese in cui confidare, ma intanto attrezziamoci magari dando corso a progetti sperimentali come la ricarica invernale anche con le acque depurate. Progetti e idee che si continua a proporre, ma che si fermano per l’inerzia di chi non decide. La Lomellina e il Pavese, terre d’acqua e di riso, possono salvare la Pianura padana se avranno la giusta acqua e la gestiranno bene, superando le aberrazioni storiche che si sentono in queste settimane. Però diamo voce ai tecnici e non ai luoghi comuni».
Nella periodica analisi delle riserve idriche, l’indicatore numerico di Lasagna è confermato a 13 su scala di rischio 15. «Diventano fondamentali i fenomeni, soprattutto nevosi, nelle zone alpine dei prossimi 25-30 giorni – conclude – La situazione è da seguire in quanto tutti gli indicatori, come già riportato, sono purtroppo coerenti con lo scenario riscontrato lo scorso anno a pari data». Come andò a finire nel 2022 è noto: 23mila ettari di risaie bruciate fra Lomellina, Pavese, Milanese e Lodigiano.