Le linee programmatiche in merito al turismo presentate alle Commissioni Industria e Turismo di Camera e Senato dal Ministro Centinaio
(24.07.2018)
Signori Presidenti, Onorevoli e colleghi Senatori, ringrazio per l’opportunità che mi viene data, a pochi giorni dal conferimento della delega sul turismo al Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, di illustrare le linee di azione e gli obiettivi che mi propongo di perseguire nel corso del mio mandato.
Il turismo è un settore industriale che genera il 10.4% del PIL Mondiale e sostiene 313 milioni di posti di lavoro (occupazione diretta e indiretta) con previsioni di crescita globale che viaggiano attorno al 3,4% per anno in media, previsioni che solo in questo primo semestre del 2018 già si stanno rivelando più basse della realtà. La cosa è altrettanto valida per il nostro meraviglioso Paese, in cui – per cause complessive (vedi la grande sicurezza percepita dall’esterno) ma anche specifiche del settore – la percentuale di contributo totale al PIL ha raggiunto il 13% nell’ultimo anno, con prospettive di crescita molto interessanti e sempre più solide e con impatti occupazionali che raggiungono il 14%, rivelando un potenziale ancora più alto.
Queste cose non le dice il Ministro Gian Marco Centinaio, questo lo dicono i numeri dei principali osservatòri internazionali che monitorano il settore del Travel e del turismo e che ci restituiscono una visione molto incoraggiante e foriera di stimoli per affrontare al meglio le sfide che una crescita e dei pesi cosi importanti ci ispirano.
Ho voluto aprire il mio intervento dandovi una panoramica quantitativa, anche e soprattutto per dare chiara la visione che non stiamo parlando di un settore ancillare né parliamo di concetti astratti e generici. Il turismo è un settore industriale, ad alta incidenza imprenditoriale, fortemente legato alle specificità territoriali (in senso ampio) ma inserito in un contesto internazionale. Un settore trasversale per natura, che dialoga in una prospettiva multilivello con le autonomie regionali e con trasporti, infrastrutture, sviluppo economico, ambiente, welfare, cultura, telecomunicazioni, esteri… e agricoltura.
Il turismo, come voi sapete, è un punto importante del programma di governo Lega – Movimento 5 Stelle, nel quale abbiamo voluto definire le aree di azione prioritarie ed i principali temi su cui intervenire.
Abbiamo innanzitutto posto il problema della Governance pubblica del turismo, visto che consideravamo non soddisfacente il percorso che esso aveva vissuto nel corso degli anni e che – nell’ultimo periodo – lo aveva visto “ridotto” a mera direzione generale di un Ministero gigantesco quale quello dei Beni ed Attività Culturali.
Volevamo quindi riportare il turismo, pur nel rispetto della norma Costituzionale attuale, in una posizione centrale, che mettesse in grado l’Amministrazione competente di essere efficace e di svolgere al meglio ma in maniera più incisiva le funzioni di coordinamento e indirizzo che la legge le affida, con l’intenzione di riuscire – negli anni a venire – a costituire un vero e proprio Ministero del Turismo. Nel farlo, abbiamo valutato molte possibilità ed abbiamo compreso che quella che avrebbe consentito di porre le basi più solide per il futuro assetto dicasteriale era inserire il turismo all’interno di un Ministero che avesse lo stesso tipo di “problematiche” e dunque un’impostazione simile anche e soprattutto in relazione alle autonomie regionali e territoriali. Un Ministero solido che, come il turismo, affondasse le sue radici nell’essenza del territorio del nostro Paese e lavorasse per preservarne le identità, consolidarne i punti di forza e sostenerne gli operatori, generando reddito ed occupazione e dunque contribuendo in maniera fortemente positiva all’economia italiana.
Questo Ministero era ed è quello delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che ora è anche del Turismo. Una novità amministrativa, politica e strutturale. Una novità che intendo seguire ed implementare nel migliore dei modi e con l’umiltà e la pragmaticità che mi contraddistinguono, ascoltando tutti ed agendo con consapevolezza, cognizione di causa e operatività.
Non era l’opzione più facile, specie da un punto di vista burocratico e amministrativo, ma per noi la più razionale ed efficace.
Innanzitutto ci sarà un passaggio di grado nella governance generale che prevedrà la creazione di un Dipartimento (e non la semplice migrazione di una direzione generale), dunque una maggiore dimensione ed efficacia amministrativa, cosa che renderà il turismo (in un futuro più che vicino, speriamo) non solo un soggetto di policy ma anche un interlocutore operativo ed economicamente rilevante per le autonomie regionali e per il settore privato. Questo Dipartimento, nella mia visione, opererà anche fisicamente all’interno di un ambito dedicato ma non separato dal resto delle politiche agricole, alimentari e forestali. Sarà dunque mio preciso impegno ricercare sinergie strategiche ed operative tra questi due comparti, cosi diversi ma cosi simili, agendo proprio su ciò che li rende i veri motori di ripresa economica per questo Paese: gli assetti valoriali e il metodo.
Le sinergie le intendo sostanziali, comprendendo una visione più ampia di Made in Italy, in cui il turismo sia il linguaggio giusto per una valorizzazione concreta, reale, dinamica e aggiornata e in cui l’agricoltura fornisca un contributo essenziale per la definizione del rapporto con i territori e delle dinamiche evolutive del tessuto imprenditoriale.
Tradizione ed innovazione, in entrambi i settori, si fondono per riportare l’Italia al centro non solo delle aspettative e dei desideri del mondo ma anche delle scelte ed azioni concrete di investimento e di creazione di occupazione.
Il nostro Paese è il regno delle biodiversità e dell’enogastronomia ed è sede delle più rinomate e numerose bellezze naturali, paesaggistiche e culturali nel mondo. Nel contesto integrato del MiPAAFT, sarà mia ferma intenzione rendere il lavoro sinergico tra i due settori quanto più concreto possibile:
– definendo una strategia di promozione organica, basata anche su un ruolo primario dell’enogastronomia,
– disegnando in ottica spaziale, normativa ed amministrativa gli ambiti dei distretti del cibo accanto a quelli turistici,
– lavorando sulle specificità territoriali anche delle aree interne, in ottica di costruzione di un’offerta realmente efficace, oltre che economicamente efficiente.
L’azione sinergica intende porre una grande enfasi sulla sostenibilità della produzione, del territorio ma anche delle zone costiere e delle montagne, introducendo nella visione anche le problematiche legate alla pesca, ai territori, alle foreste.
Fondamento della mia azione sarà il dialogo con le autonomie regionali, iniziato formalmente già la scorsa settimana con un incontro ufficiale con gli assessori regionali del turismo, sotto il coordinamento tecnico della Commissione Speciale Turismo e Industria Alberghiera all’interno della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.
Come ho detto agli Assessori, la mia vicinanza come Ministro, come ex operatore del turismo, come ex amministratore locale, la voglio dimostrare con un dialogo costante e informato. Un dialogo che diventerà il cardine della mia operatività di Governo, incentrato sui temi più urgenti cosi come su visioni di lungo periodo. Le strategie sono importanti, specie in questa nuova fase, ma altrettanto importanti sono le azioni operative che ne conseguono. Azioni concrete, fatte di risultati misurabili, espressione di una nuova politica del turismo improntata all’efficacia ma anche all’efficienza, che faccia del dialogo tra pubblico e privato il suo strumento quotidiano.
Dopo questa doverosa condivisione della mia visione d’insieme sul nuovo corso del turismo, specie per ciò concerne l’approccio e il metodo, vorrei ora affrontare con voi alcuni punti programmatici cui mi dedicherò nel corso dei prossimi mesi.
Parto dalla promozione turistica nazionale. Parto da ENIT.
ENIT è l’ente nazionale italiano per il turismo e l’anno prossimo compirà esattamente cento anni. Nella visione di NITTI, nel 1919, doveva essere lo strumento principe per la promozione dell’Italia all’estero. Nell’attuale visione si fatica (ormai da molti anni) a capire quale siano i suoi reali obiettivi, si fatica a misurarli e soprattutto a stabilirne l’efficienza in termini di correlazione con i costi.
Anche in questo caso si tratta di temi spesso dibattuti, condivisi con tutti, dalle Regioni agli operatori, temi che ho intenzione di affrontare con grande determinazione. Ripartendo innanzitutto da quello della vigilanza, cercando di comprendere quanto è stato disatteso ed omesso, oltre che quanto è stato fatto. Avremo necessità di individuare uno strumento giuridico che ci consenta di analizzare e sistemare una macchina che onestamente non funziona. E sono già al lavoro con un team di persone dedicate ed esperte che mi aiuteranno in questo percorso.
Durante la gestione Franceschini è stato fatto un lungo commissariamento che ha trasformato l’ente in Ente Pubblico Economico, senza una reale visione “economica”, un intervento che doveva cambiare l’anima dell’ENIT oltre che ristrutturare l’organizzazione e la rete internazionale verso nuove direzioni e soprattutto con notevoli risparmi di costi. I risultati, pur se sicuramente migliori degli anni precedenti (e non era difficile) non sono però stati all’altezza delle aspettative: si è svuotato l’ente (oltre ai costosi direttori delle sedi estere, infatti, si sono fatte andar via moltissime risorse umane con grande esperienza di turismo che lavoravano in sede centrale) e si sono intraprese iniziative non all’altezza del potenziale, né delle necessità. Si è sostanzialmente delineata una strategia di sopravvivenza che dura ormai da più di 4 anni che ha prodotto risultati non sempre misurabili, campagne sui social media e/o sponsorizzazioni di fiere (come quella dell’anno scorso sul WTM di Londra) che continuano a non restituire la reale contezza dei presunti effetti benefici per il turismo del nostro Paese. E questo, consentitemi, non perché le iniziative in sé non siano corrette, ma perché sembrano sempre avere quel carattere spot, senza programmazione reale che individui chiaramente gli obiettivi e misuri i risultati, consentendo di capire se le risorse pubbliche sono state ben spese oppure no.
Una situazione sinceramente inaccettabile in un settore, come quello turistico, che si muove con anni di anticipo. Una situazione che ci sta impedendo di cogliere al meglio le opportunità a livello globale, specie indotte dalla rivoluzione digitale, oltre che di comprendere appieno i flussi da e verso i mercati potenziali.
Enit deve essere il centro di una strategia focalizzata, deve essere in grado di fornire – essa si – un piano strategico coerente, sviluppare una strategia prodotto, attivare sinergie territoriali in pieno supporto alle autonomie regionali. Il tutto in un’ottica di brand nazionale che va affrontata una volta per tutte. Se è vero, infatti, che l’Italia è il prodotto delle sue diversità, è altrettanto vero che la costruzione del brand deve essere quanto più condivisa possibile. Comunicare con gli strumenti che abbiamo a disposizione ora nel mondo richiede regole chiare e messaggi condivisi.
Enit, nella sua strategia, deve essere in grado di indicare ed analizzare al meglio i mercati obiettivo, potendo di fatto supportare l’azione del settore privato e contribuire allo sviluppo delle destinazioni turistiche del nostro Paese.
In questo contesto, sono fermamente convinto che la rete internazionale debba recuperare centralità, seguendo esempi di governance e di struttura di altri Paesi europei a noi vicini sia geograficamente che come tipologia di prodotto turistico. Questo deve avvenire sicuramente in raccordo con il MAECI, ma con la prospettiva di individuare dei mercati Paese in cui “investire” di più rispetto ad altri, non privilegiando la presenza minimale in ogni possibile territorio, come corollario di un’azione diplomatica di tipo più generale.
Enit, in questa sua nuova veste, dovrà diventare la Casa del Turismo, ospitando all’interno dei suoi uffici di Via Marghera anche il nuovo Dipartimento del Turismo che creeremo in questi pochi mesi. Sono convinto che la prossimità tra vigilante e vigilato, tra strategia e operatività ci aiuterà a semplificare e razionalizzare e ad ottenere risultati importanti.
USO DEI DATI E DIGITALE
Parlando di quanto sia strategico il turismo e soprattutto del suo contesto fortemente industriale, internazionale e operativo, non posso non menzionare la questione dei dati, dei numeri che narrano e descrivono questo settore, ne aiutano la comprensione e dunque coadiuvano l’orientamento strategico pubblico e privato. Recependo con grande attenzione anche quanto mi è stato comunicato dalle Regioni, oltre che dagli operatori privati, ho intenzione di impegnarmi seriamente alla sistematizzazione della gestione dei dati nazionali, affrontando il problema delle fonti e lavorando sulla raccolta ed elaborazione affinché i numeri siano veramente utili, oltre le analisi storiche, anche e soprattutto a livello previsionale. Affinché siano la base non solo per il settore, ma anche per la programmazione di molti ambiti nella strategia dei territori e del Governo nel suo complesso, per le problematiche della sicurezza, dei trasporti, delle telecomunicazioni, per la gestione del congestionamento dei centri urbani, etc… Per spiegarmi meglio, penso ai numeri dei flussi in entrata sulle grandi città e non solo che, provenendo da una pluralità di fonti, spesso non in tempo reale, non consentono di avere una valutazione reale e corretta dell’entità dei flussi (non si riesce neanche a stimare il sommerso), né tantomeno della loro composizione, impedendo de facto qualsiasi tipo di programmazione, previsione e soprattutto controllo. L’approccio di sistematizzazione che intendo adottare e che intendo centralizzare in Ministero sarà dunque un approccio che necessariamente deve coinvolgere oltre che le Regioni, terminale primario di raccolta dati, e le fonti statistiche tradizionali (Istat e Banca d’Italia, tra tutte), anche una serie di attori sia di Governo che di impresa (penso ad esempio al Ministero dell’Interno, quello degli Esteri e agli operatori telefonici ed ai loro big data) per la creazione – finalmente – di un sistema unitario di raccolta che operi su base nazionale e in tempo reale, secondo direttive di impostazione previsionale. Un sistema che interagisca sulle fonti primarie, diventandolo esso stesso. Ritengo che questo, sentite anche le esigenze di tutti gli operatori del turismo, sia uno dei punti essenziali di definizione della funzione di “servizio pubblico” del Ministero delle Politiche Agricole, alimentari, forestali e del turismo in ambito di turismo, un servizio che dobbiamo iniziare a restituire ad un settore, ai territori, ad una collettività.
Sono sicuro che, una volta intervenuto in questo ambito, ci renderemo conto di quanto l’Italia in realtà occupi posizioni di “classifica” completamente diverse da quelle sinora diffuse (quinto posto, settimo posto, etc…) e soprattutto saremo in grado di entrare finalmente nella gestione dei flussi (entrata ed uscita) con più profondità e cognizione di causa e potremo concentrarci più che sul quanto, sul quale, passeremo ad occuparci del turismo di qualità più che di quantità. Solo questo processo di trasformazione, affrontato in maniera consapevole e coordinata, sarà in grado di riportare il settore del turismo italiano al centro delle dinamiche mondiali, come protagonista e – perché no – come esempio da seguire.
Nell’Agricoltura l’innovazione e la trasformazione digitale stanno avendo degli effetti dirompenti che stanno cambiando le catene del valore di riferimento e stanno introducendo grandi opportunità di sviluppo. Il turismo in Italia deve riuscire a cogliere l’opportunità della trasformazione digitale in maniera più decisa. Alcune iniziative, ad esempio quella del Wi-Fi nazionale sono già state avviate, ma è necessario renderle reali ed effettive, con maggiore consapevolezza anche dell’ambito della privacy, ed è fondamentale intraprendere un percorso più ampio, che includa anche la distribuzione. Il fatto che il ricorso all’art bonus sulla digitalizzazione sia stato cosi scarso da parte delle imprese, inoltre, testimonia che in Italia c’è ancora molto lavoro da fare per “aggiornare” l’offerta e mettere gli operatori nelle condizioni di sfruttare le opportunità offerte da un’utenza – specie internazionale – che è sempre più connessa, digitale, veloce, i cui gusti e preferenze vanno non solo intercettati ma anche influenzati e guidati.
La trasformazione digitale è anche e soprattutto semplificazione burocratica e in questo senso lavorerò assieme ai miei colleghi di governo, affinché – anche nel settore del turismo – essa possa servire a:
– Creare circoli virtuosi di trasparenza e dunque contribuire fattivamente alla lotta all’abusivismo
– favorire lo sviluppo delle imprese, sia a livello dimensionale che di network,
– interagire efficacemente con i sistemi di sgravio fiscale, sia vecchi che nuovi, ad esempio legati alle problematiche del tax refund
– attivare sistemi innovativi di governance e di funzionamento a tutti i livelli
– migliorare gli aspetti fondamentali del tessuto sociale.
Cari colleghi, vi ho esposto in apertura del mio intervento, alcuni numeri relativi all’importanza economica del settore del turismo. Tra essi, quelli che rivestono grande rilevanza per me, sono le percentuali relative a quanta occupazione si può generare con e attraverso il turismo. Parliamo di cifre attorno al 14%. Cifre che si debbono migliorare, innanzitutto agevolando le imprese che operano nel settore affinché siano incentivate ad assumere e a formare professionalità nel turismo.
Sostenere le imprese vuol dire in primo luogo intervenire sugli strumenti che agevolino il loro sviluppo e la loro crescita e – in alcuni casi – preservino la loro integrità (sulla Bolkestein mi esprimerò tra poco). Nello specifico affronterò, assieme al collega di Maio nella sua doppia veste di Ministro dello sviluppo economico e Ministro del lavoro, un dialogo con il Ministero dell’Economia e delle finanze per verificare la possibilità di costituzione di un Fondo di Garanzia che intervenga sia negli ambiti di accesso al credito da parte delle imprese che per le iniziative di investimento, ammodernamento, ristrutturazione, al fine di rendere l’offerta realmente adeguata al potenziale della domanda di Italia da parte dei turisti internazionali e nazionali.
Lo schema di intervento finanziario va di pari passo con le iniziative legate alla fiscalità delle imprese, seguendo un percorso che da una parte tolga inutili appesantimenti dall’altra introduca dei sistemi di incentivazione che integrino le azioni individuate nell’Art Bonus anche nella direzione di stimolo alla creazione di posti di lavoro. Questo deve essere fatto, ovviamente, nel rispetto della peculiarità del settore del turismo, che è ancora territorialmente legato a stagionalità e in questo senso stiamo lavorando, come sapete, alla possibilità di reintrodurre i voucher nel turismo, oltre che nell’agricoltura, con forme di tutela maggiori. Riteniamo infatti che non è lo strumento che è foriero di abuso, ma è la mancanza di controlli e tutele che rende l’abuso la pratica dominante in molti settori della nostra vita produttiva e sociale.
È, in conclusione, nostro preciso obiettivo individuare meccanismi che non puniscano le possibilità assunzionali delle imprese (anche legate alla stagionalità) ma le stimolino e siano foriere di iniziative di formazione veramente estese ed accessibili, per dare concretamente un futuro ai nostri giovani attraverso questo fondamentale settore del nostro Paese.
Per la formazione, sarà di nuovo importante l’approccio, che deve essere quanto più esteso e aggiornato possibile. Sarà importante che tra le nuove professioni siano contemplate tutte quelle che hanno a che fare con il digitale, non solo in ambito di comunicazione ma anche e soprattutto di programmazione. Il turismo, come già detto, è sicuramente un settore digital-intensive e l’aggiornamento professionale è quanto di più necessario nel nostro Paese.
Le professioni turistiche in genere, inoltre, sono sempre state considerate una scelta di serie B. Ebbene, la mia ambizione è di fare in modo che la scelta di una professione nel turismo sia, dai primi momenti, una scelta di alto profilo. Lavorerò per contribuire alla creazione di percorsi formativi ad hoc, cosi come ad una migliore valorizzazione degli istituti alberghieri esistenti. Dedicherò molta attenzione alle professioni legate all’enogastronomia, secondo un piano di intervento omogeneo ed organico che consideri i nostri territori, anche da un punto di vista agricolo, i veri punti di forza per il rilancio di questo paese.
In questo ambito non posso dimenticare le problematiche relative alla tutela delle professioni turistiche, prime tra tutte le guide turistiche.
Come in molti altri ambiti, il problema è innanzitutto normativo e regolamentare. Tutto parte, infatti, dal fatto che il Codice del Turismo ha abrogato le precedenti norme inerenti le professioni turistiche e poi è stato a sua volta cassato dalla Corte Costituzionale perché adottato in assenza di un’intesa con le Regioni. Oggi il Paese è di fatto sprovvisto di una normativa di riferimento chiara che sarà nostra ferma intenzione realizzare, essendo la materia delle professioni demandata anche alla competenza statale. Intendiamo lavorare ad una legge quadro che dovrà consentire alle Regioni di legiferare in maniera chiara e non solo attraverso meccanismi di “intesa”.
Sulle Guide Turistiche, in particolare, avevamo già espresso in sede di programma la necessità di porre particolare attenzione ad una categoria cosi “delicata” e intendiamo tener fede ai nostri impegni e procedere nella direzione della tutela, innanzitutto identificando regole chiare relativamente al percorso di studi e al legame con il territorio scelto e/o di provenienza. Con questi strumenti e agendo sui singoli territori verranno scoraggiate e punite tutte le modalità abusive di tale professione (oggi molto diffuse) da parte di soggetti improvvisati e non qualificati, che arrecano danno sia per l’economia sia per il prestigio dell’Italia. Stesso approccio adotteremo per tutte le professioni turistiche per le quali è necessaria una definizione normativa esauriente ed aggiornata.
Altro tema a me molto caro è la difesa del demanio marittimo nell’azione di recepimento della direttiva BOLKESTEIN. Ho avuto occasione di esprimere in ogni possibile contesto l’opinione, condivisa con molte altre forze politiche, con il Governo, che l’interpretazione autentica è quella che per noi è valida. “Le concessioni demaniali sono beni e non servizi” diceva Bolkestein e di conseguenza non possono essere soggette alla direttiva Ue Servizi. “In virtu’ della concessione i concessionari demaniali possiedono suolo e strutture, quindi la concessione è un bene, non è un servizio”. Parlando di concessioni demaniali, lacuali e fluviali a uso turistico-ricreativo, con oltre 30.000 concessionari solo per le spiagge, ci stiamo riferendo ad un ambito di piccola media impresa tra i più importanti nel settore del turismo, soggetti imprenditoriali nazionali che hanno costruito nel tempo un sistema economico e generato intere destinazioni. È nostra ferma intenzione intervenire per tutelarli al meglio e per farlo agiremo in pieno accordo con le Regioni che ci chiedono anche interventi normativi più estesi in ambito di demanio marittimo.
Il lavoro che abbiamo davanti non sarà poco ma sarà un lavoro connotato dalla forte determinazione a far prevalere la nostra posizione. La mia, per la difesa del Made in Italy nel dibattito in Europa, è molto chiara anche in ambito turistico oltre che in ambito agricolo.
Onorevoli colleghi, conoscete molto bene la mia posizione rispetto alla Tassa di Soggiorno, un’imposta introdotta nel 2011 a seguito della riforma sul federalismo fiscale per dare la possibilità ai comuni di istituire i cosiddetti “tributi comunali di scopo”. I proventi della tassa di soggiorno per legge dovrebbero essere reinvestiti dal comune solo ed esclusivamente nell’ambito turistico. «Il relativo gettito – si legge al comma 1 dell’articolo 4 del D.Lgs. del 14 marzo 2011 n. 23 – è destinato a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali”. Nella realtà questo spesso non avviene poiché il Comune decide in autonomia lo “scopo” e lo fa non sempre rispettando questo vincolo di “contenuto” ma seguendo le sue priorità di bilancio o strutturali.
Il risultato è che in molti comuni, specie i più grandi, dove la tassa di soggiorno genera gettiti di svariate decine milioni di euro, il reinvestimento nell’ambito turistico è praticamente nullo, lasciando albergatori, turisti, residenti e fisco, in ultima istanza, con un palmo di naso.
La situazione va a mio avviso rivista completamente ma resta inteso che il percorso da fare per “raddrizzare” la direzione è quello di creare un ambito di riflessione assieme ai Comuni, alle Regioni, che abbia la finalità innanzitutto di riuscire a delimitare in maniera chiara “lo scopo”, rendendo la tassa parte di un circolo virtuoso di informazioni oltre che di finanze.
Se è vero, infatti, che una migliore finalizzazione di questa tassa potrebbe rappresentare un passaggio importante verso una possibile ridefinizione normativa complessiva, rimane chiaro che bisogna introdurre nello “scopo” anche un sistema di rilevazione che – unitamente al monitoraggio dei flussi attraverso un sistema di data intelligence turistico più ampio – consenta di contribuire in maniera fattiva all’emersione dell’illegale e al contrasto dell’abusivismo.
In questo ultimo ambito, la lotta all’abusivismo, intendo muovermi, assieme con i colleghi dei Ministeri competenti, per contrastare in maniera estesa, profonda e risolutiva la questione, intervenendo su vari piani e coinvolgendo in maniera autorevole i principali attori del “problema”, ad iniziare dalle grandi OlTA, Booking, Airbnb e da tutti coloro che operano sul nostro territorio godendo di vantaggi economici legati ad economie di scala e a residenze fiscali lontane e facilitate.
Sono fermamente convinto che uno dei principali strumenti per contrastare l’abusivismo è quello di introdurre una struttura normativa e dei regolamenti forti che agiscano, per iniziare:
– sull’applicazione di un Codice Identificativo maggiormente dialogante a livello regionale ma anche, in prospettiva, nazionale,
– su una maggiore chiarezza regolatoria per le locazioni brevi, e che prevedano un sistema sanzionatorio chiaro e realmente efficace per contrastare tutte le pratiche che stanno inutilmente danneggiando l’industria turistica del nostro Paese e contraendo le possibilità di sviluppo dei nostri territori e delle destinazioni.
Sottolineo che è ovviamente essenziale che i diversi soggetti siano disponibili a collaborare per il meglio dell’operatività di tutti e magari comprendano che un reinvestimento sul territorio è una soluzione economicamente migliore di un’elusione.
PIANO PER IL SUD E MOBILITÀ
Nella visione del turismo come motore dello sviluppo e della ripresa economica, unitamente all’agricoltura, il SUD rappresenta una delle principali sfide che voglio affrontare con questa nuova impostazione strategica. Sempre per evitare inutili ricorrenze lessicali o banalità (come qualcuno potrebbe dire), il SUD è e rimane il bacino potenziale più interessante e non sfruttato di questo Paese. Per me però sarà molto più di un oggetto di interesse, per me rappresenterà un obiettivo definito, un’area di verifica delle sinergie tra turismo e politiche agricole, alimentari e forestali. Intendo quindi definire una serie di iniziative coordinate, di ampio respiro, imperniate sulla valorizzazione delle specificità territoriali, fondate sul binomio enogastronomia e turismo, sul mare, sulle coste ma anche e soprattutto sulle aree interne che, se sviluppate adeguatamente, diventerebbero uno dei fattori di maggiore attrattività del nostro Paese.
Resta inteso che la criticità primaria per lo sviluppo di destinazioni su ampio raggio nel nostro Paese è la “raggiungibilità” delle destinazioni stesse. E in questo senso sono consapevole che bisogna continuare a lavorare con grande proazione, assieme a tutti i soggetti coinvolti, primo tra tutti il MiT. Nell’ambito della mobilità turistica, considero che valga sicuramente la pena proseguire nel percorso già intrapreso dai miei predecessori, disegnato nel piano straordinario della mobilità 2017-2022 del MiT, intervenendo in maniera più strutturata ed ampia possibile. È chiaro che questo lavoro di concerto con il mio collega delle infrastrutture e dei trasporti non può prescindere dalla questione dei vettori aerei, elemento primario della direzione dei flussi e dunque anche degli accordi bilaterali con i Paesi obiettivo. Per ciò che mi compete, sono a disposizione dei miei colleghi per contribuire al meglio sulle questioni più importanti, come quella di Alitalia, facendomi portavoce di quell’expertise “turistico” che deve poter aiutare a comprendere l’importanza per il nostro Paese di mantenere il controllo di un vettore aereo nazionale.
TURISMO ACCESSIBILE
L’accessibilità è un concetto di ampio respiro ma che per me ha una grandissima importanza: tutti i turisti anche con disabilità e con esigenze specifiche hanno diritto all’inclusione, alla partecipazione, al comfort, al divertimento, alla sicurezza e soprattutto all’informazione. Questi diritti devono essere garantiti attraverso la realizzazione di un sistema turistico Paese in grado di accogliere e ospitare tutti.
Per poter fare questo è necessario agire su più fronti sviluppando una serie di azioni che ne favoriscano la realizzazione.
Il Turismo Accessibile non è un turismo di nicchia, è un concetto trasversale rispetto a tutti i tipi di turismi, che si concretizza in un mercato universale, per interagire con il quale dobbiamo necessariamente mettere a sistema una visione fatta di conoscenze e competenze che oggi sono patrimonio di pochi e farla diventare invece patrimonio condiviso. Prima di tutto dagli operatori turistici e dagli imprenditori italiani i quali potranno con ciò accedere a nuove quote di mercato in Italia, in Europa, nel mondo.
Un’operazione di questa portata e con questi obiettivi mette in campo risorse e strategie che sono anche strumento utile per ottenere una vera inclusione proattiva delle persone con disabilità in tutti i comparti della società civile, dando di fatto applicazione ai principi sanciti in Carte fondamentali quali la Costituzione Italiana, la Dichiarazione di Madrid e la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Vorrei quindi che gli interventi economici e finanziari per la fiscalità agevolata, gli incentivi alle imprese, l’ampliamento del fondo di garanzia, vengano utilizzati anche e soprattutto in questa direzione. Cosi come intendo includere la parametrazione dell’accessibilità nel nuovo sistema di classificazione alberghiera che ho in mente di promuovere assieme alle autonomie locali e regionali.
Lavorerò ovviamente a fianco del Ministro Fontana per iniziative comuni nell’ambito sia della formazione che dell’occupazione legata alla disabilità e proporrò la realizzazione di campagne di comunicazione coordinate nell’ambito del turismo accessibile.
In conclusione, onorevoli colleghi, il piano d’azione per il turismo che ho in mente è ampio, trasversale e dettagliato. E’ un piano che richiederà tempo, dedizione e squadra. Una squadra composta non solo dai colleghi di governo ma anche e soprattutto da tutte le persone che lavoreranno al mio fianco per raggiungere questi importanti obiettivi, a partire dal nuovo assetto di governance assieme alle politiche agricole, fino ad includere le Regioni, i comuni, gli operatori, le imprese e i cittadini.
Il turismo, ci credo profondamente, è veramente il settore chiave per la crescita economica del Paese e del mondo intero. Solo nel dire queste cose, il mio cuore si riempie di entusiasmo e di voglia di fare.
Sappiate che non intendo lasciare che queste rimangano solo parole.
Perché per me, per noi di questo governo, l’unica alternativa possibile non è il fare generico, ma il fare bene e una volta per tutte!
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